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changing mind [ digital ]
by the way - The techniques of replication and copying have become so meticulous that they are beside the point. This is truly magic realism: the kind you can't see, that has to be explained. It is also a time when artists cultivate hybridism and multiplicity and disdain stylistic coherence, in keeping with the fashionable interest in collectivity, lack of ego, the fluidity of individual identity. But too often these avoidance tactics eliminate the thread of a personal sensibility or focus. I would call all these strategies fear of form, which can be parsed as fear of materials, of working with the hands in an overt way and of originality. Most of all originality. Can we just say it? This far from Andy Warhol and Duchamp, the dismissal of originality is perhaps the oldest ploy in the postmodern playbook. To call yourself an artist at all is by definition to announce a faith, however unacknowledged, in some form of originality, first for yourself, second, perhaps, for the rest of us. Fear of form above all means fear of compression—of an artistic focus that condenses experiences, ideas and feelings into something whole, committed and visually comprehensible. [Roberta Smith - da qui]
Per diversi anni ho cercato di accordare la mia attività "critica" (di stampo razionalista) con quella artistica, poi mi sono rassegnato a lasciarle andare ognuna per conto suo. Ultimamente, anche quella artistica si è scissa: una parte insegue, mimeticamente, i procedimenti postmoderni, l'altra rimane sul procedimento moderno-tradizionalista, ritornando ideologicamente al buon vecchio Jung (dal quale in fondo ero partito). Le tre parti lottano separatamente, contendendosi le mie risorse, ma la seconda - richiedendo lo sforzo minimo e ripagando con il divertimento massimo - è quella ha le maggiori probabilità di sopravvivere quando le risorse scarseggiano (come adesso: ultimamente in giro ho commentato troppo, commentato male - troppa dispersione - è tempo di rifocalizzare).
what are you (doing) ? [digital]
by the way: una vera figata - stupisce come si possa "mitragliare" in tal modo e non sentirsi a rischio neppure di un colpo di rimbalzo, in una simile gragnuola: Si possono passare in rassegna i blog, a decine di migliaia in tutte le lingue, in cui l’invenzione verbale, la complessità, la generosità di lessici, l’interrogazione e indagine sui segni poetici, sono a livelli di rigore e orditura spaventosamente inferiori rispetto alla stupenda ricchezza grafica della ‘cornice’. Templates da fare invidia a un programmatore di videogiochi incorniciano e sottolineano un vuoto di idee e di materiali sconcertante, che imbarazza - e che è precisamente segno di un formidabile vuoto di sostanza. O di una non dissimulabile povertà, o ingenuità senza difese. [..] il diarismo leggero (non walseriano ma solo vacuo), lo stile confessionale, il pulp che gira a vuoto o il postumano calcato dai trasferelli, l’assemblaggio pornografico di narcisi, l’ego-eco, i tanti “ii” che dettano “io”, i tardi attardatissimi & premiati zuccherifici lirici, l’esibizione di totale disperante incoscienza metrica (dove l’esibizionista mirerebbe al virtuosismo: doppio scorno), l’anacoluto sciatto che non sa mimare il parlato, l’imitazione mal gestita, il plagio puro e distratto, l’urgenza e umidore sentimentale, il buonismo e il cattivismo, la banalità gratuita di temi e forme, e il realismo soddisfatto-verboso (queste cose, non altre; ossia questi disvalori: che credo sia giusto definire senza mezzi termini disvalori) conquistano spazi che non sono maggiori rispetto al passato, ma lo diventano per via di una contrazione dei margini di ricezione e di emissione della scrittura di ricerca [che sarebbe, ovviamente, la sua]. Un comico "ressentiment" da self-appointed "guardiano del rigore", dal quale l'interlocutore, Biagio Cepollaro pare, per fortuna, riuscire a mantenersi distante. Cerchiamo allora, per imparare, qualche esempio di opera che sappia sfuggire a tutta questa miseria morale e materiale. Che incarni valori, rigore, orditura, pienezza di idee, di materiali, di "sostanza" ... che sia questa? ... I'm impressed. Per completare il quadro, mi sono letto per bene questo calderone di commenti (sed etiam) traendone l'impressione che da queste cose sia molto meglio tenersi distanti (per via del tasso di tossicità di tale angolo di semiosfera).
[qualcosa di interessante]
[..] Tornando a Nathalie Heinich e alla sua società della gloria, viene alla mente uno dei re della banalità, Andy Warhol, il quale, tra le sue varie riflessioni alla Voltaire scrisse: «Ciascuno ha diritto a un quarto d'ora di celebrità». Cosa pensa di Warhol? «Tutta la traiettoria di Warhol presenta aspetti contrastanti, eppure mirati alla sua valorizzazione e celebrazione. Per esempio con lui riscopriamo il ruolo decisivo della firma nell'arte contemporanea. Un prodotto da supermercato rimane tale finché non è firmato. Anche per tale via si mette in moto un nuovo paradigma dell'arte contemporanea, paradigma che ha solo una definizione negativa perché consiste essenzialmente nella trasgressione delle frontiere esistenti dell'arte. Ciononostante, contradictio in adiecto, l'arte contemporanea non è iconoclasta, ma piuttosto iconolatra, cerca cioè di imporre il culto di se stessa». Insomma, da un lato bisogna trasgredire la trasgressione e dall'altro esibire, attraverso il sistema delle aste, prezzi sempre crescenti. Ma di quale libertà gode oggi l'artista? «L' illusione della libertà dell'artista si manifesta il più delle volte in modo negativo, spesso gli stessi artisti la negano. I commenti dei filosofi che privilegiano l'intenzionalità dell'artista sono più positivi, ma essi dimenticano che non è l'autore che attribuisce valore d'arte a quel che fa, bensì l'istituzione. Le intenzioni dell'artista sono una bella cosa, ma l'attribuzione dello statuto di opera d'arte viene conferito solo dalla galleria, dal museo, dal luogo prestigioso che espone quelle opere di quell'autore. Bisogna dunque che l'artista riesca a farsi riconoscere come autentico innovatore credibile: ma tutta questa fatica è ben lontana dall' esercizio della libertà. L'illusione della libertà dell'artista va di pari passo con l'illusione del gradimento da parte del pubblico». Qual è la funzione delle istituzioni pubbliche? «L'appoggio sistematico dello Stato all'arte contemporanea detta d'avanguardia ha paradossalmente contribuito a rafforzare le varie opposizioni a quest'arte, accumulandosi in tale atteggiamento il rifiuto di un'avanguardia ufficiale e il malcontento verso il potere». Mi pare ben logico che l'avanguardia del museo venga, nell'immaginario della gente, accomunata al potere. E inoltre viene sostenuta solo quella data forma d'arte, quella minimale o fotoconcettuale, che è avallata dalla presenza delle autorità, come succedeva alle inaugurazioni dei Salons parigini di fine Ottocento. [..] [Enrico Baj - Corriere della Sera, 2 agosto 2002] ()