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    O D I U M    F A T I
- Lo sai com'è stato fatto Dio? domandai a Raymond de l'Aire, di Tignac.
    - Dio è stato fatto fottendo e smerdando, mi rispose Raymond de l'Aire e dicendo queste parole, batteva una mano contro l'altra.
    - Le tue sono brutte parole, gli replicai. Ti dovrebbero ammazzare per aver detto cose simili (II, 120).
[Le Roy Ladurie - Storia di un paese: Montaillou, p.156]
Leonardo aveva gli elementi sufficienti per avvertire che vi è un legame strutturale fra la violenza scatenata da lui dipinta e l'ordine culturale che la circonda, trasfigurandola in divina bellezza, in racconto divino. A questi due aspetti presiedono i due transfert collettivi che agiscono nel sacrificio, e che l'indagine di Girard ha consentito di identificare. Il primo è quello che io chiamo transfert violento, o volendo anche di demonizzazione, che vede nella vittima il mostro responsabile dei mali della comunità: Girard parla di transfert di aggressività, ma questo termine mi pare meno chiaro in quanto accomuna aggressività e violenza, che non necessariamente coincidono, tant'è che l'aggressività può essere indispensabile e anzi servire a evitare la violenza fisica. Il secondo è il transfert di divinizzazione o estatico, che trasfigura la vittima, una volta che è uccisa, nel potere sconosciuto, divino che salva la collettività: Girard parla di invece di transfert di riconciliazione, con un'espressione che enfatizza soltanto il meccanismo orizzontale del ritrovato accordo nel gruppo, passando sotto silenzio l'elemento clamoroso e "verticale" della percezione di un potere superiore, trascendente. Questi due aspetti sono alla base del sacro, della forza che secondo il pensatore francese è la percezione trasfigurata della violenza del gruppo, che va a ogni costo tenuta lontana ed esorcizzata mediante l'esecuzione e la ripetizione del sacrificio. La mia enfasi sul secondo transfert, inteso quale momento estatico che rompe la relazionalità immediata del mondo animale facendo scoprire un significante trascendente, consente non solo di dare una valutazione più completa del sacro come utilizzo dinamico e creativo del mimetismo umano, come sua esplosione rappresentativa, ma anche di avvicinare e capire la potenza dell'arte, la sua virulenza emotiva, il suo "fuori scala" conoscitivo, tutte componenti senza le quali il capolavoro vinciano resterebbe muto per noi. [G.Fornari - La bellezza e il nulla pag.242-243 ]
