LEVIGATE IMMAGINI
di Marco Maria Tosolini
Se c'è una cosa inequivocabile dell'attuale affacciarsi del Terzo Millennio è che, pur nella generale densità e confusione di segnali, il "cambiamento" è in atto ed è straordinariamente rapido. Ernst Junger, in una delle sue ultime interviste - "I prossimi titani" - affermò che, per ciò che sarebbe accaduto nel XXI secolo: "nulla sarà più come prima, tutto cambierà". C'è da fidarsi delle parole di uno dei più grandi profeti la cui vita ha toccato due secoli - quasi tre! - essendo vissuto dal 1895 al 1998. Soprattutto per la straordinaria lungimiranza de "Il trattato del ribelle" (deludente titolazione italiana del più suggestivo e corretto "Der Waldgaenger") nel quale, nel lontano 1951,tracciava i connotati di una società futura di uomo-massa pressato e orientato da giganteschi interessi dove solo pochi coraggiosi "anarchi" (non anarchici!) sarebbero riusciti a difendere e qualificare identità e anima che la nutre. L'incipit jungeriano serve solo a - contenendo ma non troppo la visione semiapocaliptica del grande filosofo e scrittore tedesco - segnalare che le condizioni di rapido cambiamento si sono manifestate e sono tutt'ora in corso. In questo senso l'arte diviene un preziosissimo linguaggio sensibile capace di farci cogliere in modo più immediato e profondo ciò che sta accadendo. Soprattutto nel rapporto fra mezzi attuali e creatività in progressione. Secondo questa considerazione iniziale la sequenza dei video di Chiandussi, arricchita dalla presenza di collaborazioni varie, qualificate e mirate, può essere considerata un percorso nella simbologia dinamica della creatività visionaria e multisensoriale. Multisensoriale non solo per la presenza di musiche che, spesso, toccano punti di particolare suggestività e pertinenza curate da Steve Nardini e, soprattutto, da Lorenzo Tempesti, ma anche per i rimandi stessi di un parco immaginifico che non di rado conferisce alla "elementalità" una forza significante. Acqua e fumo in primis. Con una semplice quanto pregnante indagine visiva su delle inesauribili volute di fumo si apre una traccia stilistica che riesce - cosa non comune nel farraginoso mondo della videoart - a conservare quasi sempre una autoreferenzialità interna. Nel video "Fumo (segni)" ciò è tanto più interessante non solo perchè dà al linguaggio una identità artistica emergente, portandogli spessore e credibilità d'espressione, quanto perché dimostra che, nell'epoca della frammentazione (non di rado polifrenica), si può dare vita ad un linguaggio che se da un lato omaggia, con senso vivo della contemporaneità, il significato e il gioco della miniatura, dell'episodicità, dall'altro tende a costruire un linguaggio portante di riconoscibilità stilistica. A questo e in questo caso si aggiunge l'idea originale dell'inversione della direzione laddove il fumo sembra precipitare, dando senso, talvolta, di vertigine e di vortice attraente. Tre elementi giocano spesso un ruolo di gradevolissimo bilanciamento estetico e simbolico: la natura e frammenti di paesaggio, volti e corpi preziosi, più raramente opere dell'uomo. Il tutto fatto vivere con una dinamica serrata ma non compulsa, vivida ma non allucinata, interagente ma non confusa, persino quando in "Trasformazioni" laddove un'idea semplice ed efficace ad un tempo, vede il frenetico sovrapporsi di immagini della stessa giovane donna che continua a cambiarsi d'abito - riecheggiando certe dolci follie di sublimi surrealismi filmici alla Man Ray o Duchamp - vi è una coerenza progettuale che rende particolarmente credibile l'atto videoartistico. Così anche l'emersione della definizione di immagine - da incubiche sfocature all'"apparire" di qualcosa dal...fumo dell'immagine fuori fuoco - in "Smoker" induce a riflettere sui confini della visione al di là del mezzo usato e della creazione stessa particolarmente interessante è l'esperimento condotto con le due versioni di "Deep(er)", dove nella prima le musiche sono di Steve Nardini e nella seconda di Lorenzo Tempesti. Infatti, così come la maschera apparentemente fissa, secondo le movenze del mimo cambia espressione generale dell'attore, il video, con la prima musica vicina a intriganti paradigmi di estetiche urbane, manifesta una tensione particolarmente surreale, con la linea musicale di Tempesti, più "ambient" e morbida, vede emergere i tratti naturalistici. Veri piccoli miracoli di orientamento psicoestetico che anche la essenzialità del linguaggio minimal video consente e rileva. Va segnalato che "Deep(er)" è parte di una sequenza progettuale piuttosto organica i cui altri titoli sono "Selbst wo(men)", "Da Sein", "Duality(2)". Qui, pur nella frammentazione delle idee vi è una traccia che è il corpo-testo-immagine della modella, con il quale dialogano elementi come l'acqua - la piscina-suono di "Selbst" nel liquido riferimento alla creaturalità dell'elemento e dell'inconscio stesso immerso ed emerso - e "le terre" di un suggestivo paesaggio - colline, greti di fiume, cieli, nuvole, mirabili "spaesamenti" di "Da Sein" e "Duality(2)". Questi costituiscono la scenografia all'interno della quale si agitano segni, movimenti rapidi, volti "doppi" (i capelli e i volti complementari delle due modelle in "Duality"). In "(F)light" il gesto della rasatura della barba viene bunuelianamente affidato ad una modella che capovolge e strania un rituale tutto maschile. In questo lessico delle prospettive elegantemente stravolte bene si inserisce la musica di Tempesti che, con discrezione, avvicina e predispone alla interpretazione simbolica duttile e non prevedibile. Infine colpisce come anche nel cambio di registro "geodinamico" di "Around me" venga estesa la potenza d'espressione con l'assemblaggio di immagini trattate e molto belle che provengono da vari ambienti del pianeta: da rovinosi eppure maestosi templi indiani, pieni di esistenza eterea e intensa ad un tempo, a centri urbani, affollati e deserti, pieni di esistenza spesa e difficile, nutriti di presenze umane efficaci e contestuali commentate da una incisiva poesia di Elio artolini. Fra queste spicca l'autocitazione di Chiandussi stesso "circondato" da una visuale di ripresa. Con la partecipazione per le riprese di Stefano Marzona, Marina Dri, delle modelle Ilaria Grillo, Maria e soprattutto Alexa Ceschia, la poetica di Raffaele Chiandussi centra una cifra che inneggia sommessamente al nitore d'espressione, anche nella densità. Celebra una levigatezza d'immagine ch induce a credere nella possibilità di fare della videoart non solo un lessico macchinico ma un soggetto di vera arte del futuro imminente, se non già raggiunto.
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