Non credo che nei prossimi mesi avrò voglia di curare un blog, specie un blog che negli ultimi anni si è pian piano ritorto in un prevalente soliloquio prima, e in una mera giustapposizione di immagini e link musicali poi. Questa ?torsione?, come amano dire i foucaultiani, è in realtà collegabile a delle ragioni assai interessanti, che però sarebbe inutilmente oneroso esplicitare per bene qui. In linea di massima, si è trattato dello smarrimento (provvido o meno, difficile dire) di una ?missione?, quella di riflettere ad ampio spettro, e pubblicamente, sull'esperienza artistica, in tutte le sue dimensioni e specialmente sul delicatissimo addentellato fra la sfera sacral-privata e quella profan-pubblica. Un ?progetto? che aveva ricevuto delle belle spinte dall'incontro con le teorie di Bourdieu e dall'avventura di TempoFermo. Un progetto caratterizzato dal desiderio di una discussione radicale e persino spietata, che si svolgeva parallelamente su vari fronti, quali Nazione Indiana (specie come "Wovoka"), il forum di Arteadesso etc. Di tutti questi fronti, il blog rappresentava la retrovia personale dove spesso le questioni più "dure" venivano trascinate, per essere smontate e studiate con maggiore calma e libertà. Il tutto naturalmente condito dal tentativo di ?estetizzare? la mia stessa esistenza. Lo scoglio sul quale tale progetto si è infine infranto, o meglio la spiaggia sulla quale si è dolcemente insabbiato (lasciando sempre più spazio alla dimensione personale - in definitiva una criptica e stenografica registrazione, frammentaria e simbolica, di giorni complicati ma anche ricchi di bellezza e punteggiati dalla felicità) è stata una constatazione di ordine morale: a cedere è stato il presupposto che le idee potessero venire separate dalle persone che le propugnavano, e fatte lottare tra di loro senza sconti, allo scopo di provare a "divinare", dalle scintille prodotte nel cozzo, una qualche verità non precostituita - bella o brutta, costruttiva o distruttiva, che fosse. Ma questa separazione si è rivelata davvero impossibile, per lo meno in quei campi come l'arte, la letteratura, la filosofia (in senso lato) o la poesia, nei quali la dimensione estetica ed affettiva risulta preponderante in maniera schiacciante sopra le costruzioni logiche, di certo fredde ma anche imparziali ed oggettivanti. E' apparso sempre più evidente come ciascuna persona cresca e si "riformi" profondamente intorno alle proprie percezioni e disposizioni estetiche. Attraverso esse si differenzia, si individua, e quindi anche si affeziona ed "identifica" in loro. Nel contempo, quel nucleo ?antropologico? dell'esperienza artistica teorizzato da Calligaro in TempoFermo, si rivelava, se magari esistente in linea di principio (quale soluzione ideale di alcune tensioni che prendevano forma in complicate costruzioni teoriche) inafferrabile nella pratica. Ne consegue che risulta impossibile muoversi "con giustizia" in ambiti dominati dagli affetti. Risulta impossibile essere realmente sinceri nei giudizi (pur dichiarandoli in anticipo tentativi ed eternamente ?rivedibili?) senza ferire irrimediabilmente le persone. E' un po' come sondare radicalmente le ragioni di una fede non nel proprio intimo, ma in presenza di anime che di tal fede hanno un bisogno vitale, disperato, che va oltre ogni tensione astrattamente cognitiva: si fa forse del "bene"? Beh, lo dubito. E dunque questo "quieto vivere", sempre rispettoso ed amabile, si pagherà con l'impossibilità di un'evoluzione a livello di gruppo, perchè l'evoluzione richiede sangue e sofferenza, richiede scarto doloroso, incisione nel vivo. Sangue di idee, si sperava tutti con Popper, ed invece esce sempre sangue umano, e magari viscere fumanti. E così l'evoluzione, la crescita, la fine differenziazione rimane confinata all'ambito personale, alla capacità autocritica, alla confidenza concessa dal rischiare in proprio. Credo che questo rappresenti un limite capitale per le esperienze in rete, per i blog collettivi ed i vari rizoma di blog personali i quali, esponendo abbastanza indecentemente la propria parzialità di gruppo, si incagliano infine in un accumulo non metamorfizzato dei materiali, appiattendosi su quella che Bourdieu chiamava ?la buona volontà culturale?. Non che questo renda tali esperienze del tutto inutili: da un punto di vista personale rappresentano spazi di allenamento eccellenti, per tacere del puro valore "relazionale" e umano che essi comportano. Però, se tento di cogliere ciò che davvero muta (non solo si accumula) nel corso degli anni, beh, adesso non mi aspetto più il sorgere di sottoculture in grado di sviluppare delle autentiche gerarchie alternative di valori. Al massimo vi sarà qualche cooptazione dei migliori sviluppi personali. Ritornando a questo blog, credo che, persa poco per volta la sua missione pubblica, esso abbia però svolto in maniera eccellente quella personale, diventando un luogo di carissime frequentazioni (anche per questo per il momento preferisco situarne le versioni archiviate nella disponibilità personale, anzichè in quella pubblica). Ma anche questa funzione non può durare per troppi anni, tutto deve mutare per evitare l'anchilosi. Dopo 5 anni di "blogosfera" forse, dico forse, è venuto il momento di dare un'occhiata seria a Facebook, dove già si sono spostati in parecchi. Ad un primo assaggio quell'ambiente non mi è molto piaciuto, mi sembra uno spazio affollato ed invasivo, il concetto di ?amico? mi pare assai ambiguo e l'idea che ogni minima tua mossa finisca sotto il naso di una moltitudine eterogenea, beh, mi farebbe certamente preferire l'elettività e la discrezione del blog. Ma devo un po' capire tutta quella frenetica attività quali dinamiche nasconde. Magari poi torno subito qui, dove per lo meno ?c'è un bel silenzio e l'acqua che va..?