E s p r e s s i o n i d e l S I
in the wind
ANTONIO (delirante): Oh! felicità, felicità, ho visto nascere la vita, ho visto cominciare il moto! Il sangue delle mie vene batte così forte che sta per romperle. Vorrei volare, nuotare, abbaiare, muggire, urlare! Vorrei avere le ali, un guscio, una scorza, soffiare del fumo, avere una proboscide, torcere il mio corpo, dividermi dappertutto, essere in tutto, diffondermi con gli odori, crescere come le piante, scorrere come l'acqua, vibrare come il suono, splendere come la luce, nascondermi in tutte le forme, penetrare ogni atomo, scendere fino in fondo alla materia - essere la materia!
Finalmente appare il giorno; e come cortine d'un tabernacolo che vengono alzate, nuvole d'oro, avvolgendosi in larghe volute, scoprono il cielo.
In mezzo, nel cerchio del sole, risplende il volto di Gesù Cristo.
Antonio si fa il segno della croce e si rimette a pregare.
[Flaubert - La tentazione di Sant'Antonio]
dove?
Dimmi che sei quello di sempre, lo spirito libero, che non hai fatto del rifiuto un catechismo, la meschina certezza ombelicale dell’ultimo uomo che fa di sè la misura del mondo, dimmi che andremo ancora insieme io e te, colui che afferma e colui che nega, gemelli indissolubili, scavatori dell’essere, portati dal turbine che ogni volta io provo a nominare e tu a mordere per sputare la moneta falsa: le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’Uomo non ha dove posare il capo, finchè c’è un carcere da sfondare e un idolo da abbattere, finchè il muto richiamo ci sveglia nella notte, la febbre senza brividi, la demenza innocente, ancora e sempre, Dio. [da qui]
Quando la psiche che percepisce e le cose percepite, soggetto e oggetto, si fondono e si assorbono a vicenda, avviene ciò che si può definire esperienza metafisica. Si tratta di una rivelazione dell'essere rispetto alle apparenze molteplici e illusorie [..] Nella meditazione profonda i conflitti diventano insignificanti e cessano, e così cessa il tempo, che altro non è che la lizza dei due opposti, passato e futuro. Nell'esperienza metafisica essi si sciolgono nell'infinito presente, che è l'apice di ogni sequenza temporale, la soluzione di ogni problema legato al tempo, il lampo della conoscenza in cui conoscitore e conosciuto, si fondono nel conoscere. Questa fusione è la spiegazione di tutto. [..] La verità si lascia accostare soprattutto da una ditirambica ebbrezza linguistica, in cui sinonimi e similitudini sgorgano con un incalzare incontenibile e il ritmo a spirale spinge innanzi il flusso di invenzioni metaforiche, finchè una forza ignota, trascendente, glossolalica assume la direzione del discorso: allora, come l'estro aumenta, vorticosamente si restringe la distanza fra lo scintillio verbale e la realtà denotata. [..] L'esperienza metafisica è la significatività assoluta, nel senso che a questo grado dell'essere il bisogno, la ricerca della "realtà effettiva" cessa, si è ciò che genera i principi assiomatici di ogni forma conoscitiva: il punto, l'istante, la forza, la monade, l'infinità. [..] diremo che non sono sostanze ma apparenze i corpi estesi nello spazio, perchè soltanto un principio di unità, un punto di vista sull'universo conferirsce alla loro insostanziale molteplicità un sembiante di sostanza "come quella degli arcobaleni o dei soli apparenti" [..] l'essenza della vita: l'infinito è l'unità indivisa e non moltiplicata, ogni molteplicità è un inganno. [E.Zolla]
Ci sono piste che si inoltrano in antri di penombra, e vie elevate che si confondono con le ombre delle pareti e che accedono alle altitudini di vetta. Pensare che la forma è tempo e che il tempo altro non è che forma naturale è difficoltoso e arduo per le categorie umane: ma è uno stimolo ermeneutico decisivo e, mi accorgo, qui, molto avanzato nella comprensione dei paesaggi. Il viandante, di fronte a una forma imramica, muta se stesso. Muta se stesso restando quello che è, come i sassi rimangono ciò che sono. Ma è l'intuizione dell'altro da sé che gli procura nostalgiche predisposizioni rispetto alle quali coglie i significati delle forme, cioè delle storie, diversamente da come li coglierebbe, per quanto fondandosi sulle storie, uno scienziato. E solo il linguaggio poetico può percepire e far percepire quelle intuizioni. Ecco perché nessun tentativo discorsivo riesce a illustrare in modo evidente l'efficacia sentimentale imramica della domanda sul tempo dei ghiacciai, che posta poeticamente procura invece l'intuizione delle essenze. L'Opera dovrebbe forse procurare una moltitudine di intuizioni dello stesso tipo, intrecciandole con gli intrecci dei paesaggi. Così come nella letteratura tradizionale quanto più si scrive tanto più ci si allontana dalla visione delle cose, nell'Imram quanto più si parla e si indaga l'intuizione imramica tanto più la si snatura. La parola, infatti, è a monte dell'intuizione: è ciò che procura l'intuizione sul versante umano. [..] Il naturalista osserva e classifica. Il poeta viandante interpreta e ricrea. [..] Riesco a rileggere ciò che ho scritto oggi. Credo di non avere reso con la necessaria potenza quei presentimenti di Intima Comprensione. Ciò che i Romantici definivano il sublime l'ho certamente vissuto in certi istanti di oggi pomeriggio. Ma, forse, a livelli di purezza superiore: i Romantici avevano i loro dei, ed essi trascendevano i paesaggi, erano l'anima dei paesaggi. Oggi come ho scritto, le due essenze erano la medesima cosa. Ed io mi son trovato, in certi istanti di grazia, a contemplare gli unici dei che riconosco. [Meschiari e Benozzo]
Così Fedro respinse il corno sinistro (del dilemma). La Qualità non è oggettiva, disse. Non risiede nel mondo materiale. E respinse anche il corno destro. La Qualità non è soggettiva, disse. Non risiede solo nella mente. E per concludere, Fedro, seguendo una via che, per quanto ne sapeva, non era mai stata imboccata nella storia del pensiero occidentale, si gettò tra le corna del dilemma oggettività-soggettività e affermò che la Qualità non è né parte della mente, né parte della materia. È una terza entità indipendente dalle altre due. [..]Alla fine Fedro si rese conto che la Qualità non poteva essere collegata singolarmente né al soggetto né all'oggetto: la si riscontrava solo nel loro rapporto reciproco. La Qualità è il punto in cui soggetto e oggetto si incontrano. [..] La Qualità è l'evento che vede il soggetto prendere coscienza dell'oggetto. E dato che senza oggetto non ci può essere soggetto - sono gli oggetti che creano nel soggetto la coscienza di sé - la Qualità è l'evento che rende possibile la coscienza sia dell'uno che degli altri. [..] L'evento Qualità è causa del soggetto e dell'oggetto, erroneamente considerati causa della Qualità! [..] Intendeva dire semplicemente che, nell'attimo della discriminazione, prima di poter distinguere un oggetto, deve esserci una sorta di consapevolezza non intellettuale che definì consapevolezza della Qualità. [..] Il passato esiste solo nella nostra memoria, il futuro solo nei nostri progetti. Il presente è l'unica nostra realtà. L'albero di cui sei consapevole intellettualmente, a causa di quel piccolissimo intervallo di tempo è sempre nel passato, è pertanto è sempre irreale. La realtà è sempre il momento della visione che precede la concettualizzazione. Non c'è nessun altra realtà. Questa realtà preintellettuale è quanto Fedro sentiva di avere giustamente individuato come Qualità. Dato che tutte le cose identificabili intellettualmente devono emergere da questa realtà preintellettuale, la Qualità è la genitrice, la fonte di tutti i soggetti e gli oggetti. [..] La Qualità è lo stimolo continuo con cui il nostro ambiente ci spinge a creare il mondo in cui viviamo. [..] "Ora, è chiaramente impossibile prendere ciò che ci ha indotto a creare il mondo e includerlo nel mondo da noi creato. Ecco perché la Qualità non può essere definita. E se lo facciamo egualmente, quello che definiamo è qualcosa di meno della Qualità stessa". [..] Si accorse di essersi allontanato dalla sua posizione originale. Non stava più parlando di una trinità metafisica, ma di un monismo assoluto. La Qualità era la fonte e la sostanza di ogni cosa. [..] Le entità metafisiche sono definite. Quelle mistiche no. Ed era questo che rendeva mistica la Qualità. In realtà era l'uno e l'altra. [..] Ora capiva tutto. Continuò a leggere. Quello che lui aveva sempre chiamato Qualità, qui era il Tao, la grande forza centrale generatrice di tutte le religioni, dell'Oriente e dell'Occidente, del passato e del presente, di tutto lo scibile, di tutto.[Pirsig]