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perché il mondo
è indicibile
Ne "La nascita della Tregedia" Nietzsche riferisce un'antica leggenda dove si narra che "Il re Mida inseguì a lungo nella foresta il saggio Sileno, seguace di Dioniso, senza prenderlo. Quando quello gli cadde infine fra le mani, il re domandò quale fosse la cosa migliore e più desiderabile per l'uomo. Rigido ed immobile, il demone tace, finché, costretto dal re, esce da ultimo fra stridule risa in queste parole:
Stirpe miserabile ed effimera, figlio del caso e della pena, perché mi costringi a dirti ciò che per te è vantaggioso non sentire? Il meglio è per te assolutamente irraggiungibile. Non essere nato, non essere, non essere niente. Ma la cosa in secondo luogo migliore per te è morire presto."
[dalla rubrica di U.Galimberti - "Repubblica delle Donne" di questa settimana]
Siamo derubati. Avevamo diritto a tutto e non alla metà di quel tutto. E allora la nostra immaginazione ingannata, negando inganno e truffatore, completerà nuovamente la verità totale nel kalokagathos. Le donne più chiaroveggenti temono a ragione questo terribile potere dell'immaginazione maschile, hanno paura di non essere all'altezza dell'operazione cristallizzante che le idealizza, di promettere troppo per poter mantenere tutto ciò che si crede la loro bellezza abbia promesso. In fondo è quello che ci dice la Julie di Charles Morgan. Non sono tanto vera quanto sono bella. Sono senza verità e sostanza. Non sono quella che voi credete. Modestia dell'amata che si scopre indegna dell'amante? Diciamo piuttosto coscienza del carattere non-storico, non-dialettico della bellezza. Ecco il motivo per cui l'uomo di Esiodo, disilluso, si rappresenta la sua compagna, la sua bella Elena, la sua eterna Pandora, come un idolo frivolo, impassibile come il destino. C'è in ogni bellezza qualcosa di inspiegabilmente doloroso che dipende dall'impossibilità di approfondire e che ci lega al fatto puro, irriducibile, di questa bella presenza che non si può possedere. Com'è che una tale presenza può apparire così piena di cose, così carica di significato, così ricca di sottintesi quando non c'è niente da dire? [..]
Il rimedio al grande malinteso dei sessi? Evidentemente non domandare all'Afrodite senza passato più di quanto non possa dare; prevenire, insieme a ogni speranza eccessiva, una disconoscenza che sovrastimi e contemporaneamente sottostimi l'Apparizione: la sovrastimi trattandola come la cifra o il simbolo di una realtà più profonda, e la deprezzi disconoscendo l'assolutezza di una immagine che non esprime niente. Questa è infatti la legge dell' "iconismo".
[da V.Jankélévitch - il malinteso]
una discussione interessante (che cerco di non rovinare :) su N.I., alla quale mi piace connettere un altro frammento di Jankélévitch:
[..] M.A. Laffay avrebbe certamente ammesso, se tale fosse stato l'oggetto della sua ricerca, che l'azione stessa, l'azione irrazionale, storica e militante, esige talvolta queste rozze semplificazioni della propaganda e della malafede: l'urgenza del pericolo, la minaccia mortale, l'obbligo assoluto, se si vuol essere il più forte, di impiegare mezzi che non assomigliano propriamente al loro fine; la legittima difesa impone l'approssimazione, e l'attenzione alla cosa più urgente: per la sincerità ci sarà sempre tempo più tardi. Ne è ben consapevole la retorica che, perorando le sue tesi, vuole anzitutto suscitare l'azione; i fatti stessi ci suggerirebbero così, invece del radicalismo scrupoloso, il probabilismo rivoluzionario. In ogni caso, la menzogna non imposta da un pericolo imminente rappresenta la facilità, il minimo economico. Essere sincero vuol dire: riflettere fedelmente il dato, qualunque esso sia, anche nel caso sia asimmetrico, inatteso e un po' gotico; le menzogne d'abbellimento, al contrario, si comportano come l'immaginazione fabulatrice che completa e ritocca la mediocre realtà, aggiunge delle finte finestre e aiuta infine i possibili ad attualizzarsi mediante un sofisma ontologico sempre all'opera. Per sapere che la natura è umile e che delude sempre l'immagine pittoresca o esemplare che ce ne facciamo, è necessario un perpetuo sforzo di adattamento al presente. Questo sforzo, con il quale rinunciamo all'automatismo romanzesco della finzione, prende il nome di imparzialità od oggettività. Essere sinceri ha un costo. Non riempire una casella vuota, tener duro contro la tentazione di idealizzare, generalizzare, esagerare o anticipare, interrompere la frenesia allucinatoria delle inclinazioni, rifiutarsi infine di dare il tocco finale - tutto ciò richiede una certa probità e una precisione a tutta prova.
Postato da: elio_c a 15:57 | link | commenti (36)
ut bibere in somnis sitiens quom quaerit et umor non datur, ardorem qui membris stinguere possit, sed laticum simulacra petit frustraque laborat in medioque sitit torrenti flumine potans, sic in amore Venus simulacris ludit amantis, nec satiare queunt spectando corpora coram nec manibus quicquam teneris abradere membris possunt errantes incerti corpore toto. denique cum membris conlatis flore fruuntur aetatis, iam cum praesagit gaudia corpus atque in eost Venus ut muliebria conserat arva, adfigunt avide corpus iunguntque salivas oris et inspirant pressantes dentibus ora, ne quiquam, quoniam nihil inde abradere possunt nec penetrare et abire in corpus corpore toto